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...dalla realtà
magica, dalla predominanza della fantasia, dall'influsso onirico, dalla
indubbia insorgenza alla realtà di drammi subconsci. Ne viene fuori una
pittura in parte tribolata e in parte piacevole. Certo è che Regianini
non è un adagiato nella realtà di sempre, un platonico contemplatore
delle cose: in un certo senso si mette in lotta, una lotta a suo modo,
contro tutto ciò che ci è esteriore e interiore. In fondo Regianini, riallacciandosi ai suoi predecessori, vuole annientare tutto il passato, e riproporre "la nuova arte" dal nulla, dalla fantasia, solo da questa infinita fonte di ispirazione. Una fantasia che si riallaccia al nostro spirito e non solo alla nostra mente. E' attendibile allora quell'ondeggiare di timori, paure, quel trasformare gli incubi in rappresentazioni di sogno, ed anche quella vaga ironia che aleggia su certe figure e vedute. Certo è che la materia è bene elaborata ed è parte integrante, non si distacca dallo spirito del quadro. Il che vuol dire che in definitiva al Regianini non mancano certamente la maniera, e la tecnica e il "sapere". Mario Rocchi |